• un'intervista


Meno di due mesi prima del suo arresto, Wilde venne intervistato per "The Sketch" dal giornalista Gilbert Burgess. Di seguito il testo.

-- La mattina successiva alla prima rappresentazione di Un Marito Ideale, incontrai Oscar Wilde che scendeva i gradini di un club in fondo a St. James Street e colsi l'occasione per chiedergli che cosa pensasse dell'atteggiamento dei critici verso la commedia. 
"Ecco" rispose mentre camminava lentamente "essere critico drammatico è un lavoro sciocco e assolutamente non artistico quanto essere critico di poemi epici o di poemi arcadici o di idilli. Tutti i diversi modi dell'arte non sono che uno, e i modi dell'arte che si serve della parola come mezzo  sono indivisibili. Il risultato della volgare specializzazione della critica è una complessa conoscenza scientifica del palcoscenico - complessa quasi quanto quella del falegname di scena, e non inferiore a quella del buttafuori - a cui si unisce la totale incapacità di comprendere che un dramma è un'opera d'arte, o di ricevere qualsiasi impressione artistica." 
"E' piuttosto severo nei confronti della critica drammatica, signor Wilde."
"La critica drammatica inglese dei nostri giorni non ha conosciuto un solo successo, pur partecipando a tutte le prime."
"Ma" suggerii "è influente."
"Certo, per questo è così cattiva."
"Non credo di capire bene .."
"Nel momento in cui la critica esercita una qualche influenza, cessa di essere critica. Lo scopo del vero critico e di cercare di annotare i propri umori, non di cercare di correggere i capolavori degli altri."
"Dunque, critici autentichi le piacerebbero?"
"Critici autentici? Ah! sarebbero deliziosi. Aspetto sempre che arrivino. Una scuola che non si faccia sentire sarebbe gradevole. Perché non la fonda?"
Rimasi stordito per un istante dal vasto panorama che mi si apriva davanti, ma conservai la presenza di spirito e chiesi:
"Non c'è neppure un critico autentico in tutta Londra?"
"Ce ne sono due."
"Chi sono?" chiesi ansiosamente.
Con la raffinata cortesia per cui è sempre stato celebre, il signor Wilde rispose:
"Credo sia meglio non fare i loro nomi; gli altri potrebbero esserne gelosi."
"Che cosa pensano dei suoi drammi le cricche letterarie?"
"Non scrivo per compiacere le cricche; scrivo per compiacere me stesso. Inoltre ho sempre seriamente sospettato che la base di tutte le cricche letterarie sia una morboso passione per gli spuntini pomeridiani: profondamente incivile."
"Però se i suoi critici la offendono, perché non reagire?"
"Ho troppo tempo. Ma penso che un giorno darò una risposta generale in forma di conferenza in una sala pubblica che intitolerò: Quattro Parole Chiare Per I Vecchi Signori."
"Che cosa prova nei confronti del suo pubblico?"
"Quale pubblico? Ci sono tanti pubblici quante personalità."
"E' nervoso la sera di una prima?"
"Oh no, sono splendidamente indifferente; Smetto di essere nervoso alla prova generale; allora so che che effetto mi faccia la mia commedia quando viene rappresentata: Finisce così il mio interesse verso la commedia, e prova una singolare invidia per il pubblico: li aspettano tante emozioni deliziosamente fresche."
Risi, ma il signor Wilde mi rimproverò con uno sguardo stupito.
"E' il pubblico, non la commedia, che voglio abbia successo."
"Temo di non capire .."
"Il pubblico ha successo quando comprende che un dramma è un'opera d'arte, Nelle mie tre prime a Londra il pubblico ha avuto un grande successo, e, se le dimensioni del palcoscenico me lo avessero permesso, li avrei chiamati al proscenio. Molti direttori, credo, li chiamano dietro le quinte." 
"Immagino dunque che lei non concordi con l'idea che il pubblico è il mecenate del drammaturgo?"
"L'artista è sempre il munifico mecenate del pubblico. Amo molto il pubblico, e sono sempre molto generoso con lui."
"Qual'è la sua opinione sulla vexata quaestio del tema di un'opera d'arte?"
"Tutto conta in arte tranne il tema."
Quando mi ripresi, dissi:
"Sono stati scritti di recente molti drammi che hanno come tema la mostruosa ingiustizia del codice morale della società del nostro tempo."
"Oh" rispose il signor Wilde con aria appassionatamente convinta "è una tremenda vergogna che ci sia una legge per gli uomini e un'altra per le donne. Io credo" esitò, e un impercettibile sorriso gli passò un istante sul volto "io credo che non ci dovrebbe essere nessuna legge per nessuno."
"Nello scrivere, pensa che ci si dovrebbe ispirare alla gente reale o alla vita reale?"
"Il colore di un fiore può suggerire la trama di una tragedia; un brano musicale può ispirare la sestina di un sonetto; ma quello che veramente succede non offre nessuna ispirazione all'artista. Ogni idillio vissuto nella propria vita è un idillio perduto per la propria arte. Mettere persone reali in un romanzo o in un dramma è indice di una mente priva di immaginazione, di uno spirito di osservazione rozzo e ineducato, e di una completa assenza di stile."
"Temo di non essere d'accordo con lei, signor Wilde; vedo spesso gente che mi fa venire in mente delle idee."
"Tutto può servire ad un artista fuorché un'idea."
Rimasi in silenzio, finché il signor Wilde accennò in fondo alla strada e richiamò la mia attenzione sul "palazzo color albicocca" a cui ci stavamo avvicinando. allora continuai con le domande.
"I suoi nemici hanno detto che nei suoi drammi non c'è azione."
"Sì, i critici inglesi confondono sempre l'azione di un dramma con gli incidenti di un melodramma. Ho scritto il primo atto di Una Donna Senza Importanza per rispondere ai critici che dicevano che nel Ventaglio di Lady Windermere non c'era azione. In quell'atto non c'era assolutamente nessuna azione. Era perfetto."
"Quale pensa sia l'elemtneo più importante di cui i critici non si sono accorti nel suo nuovo dramma?"
"La psicologia, la differenza tra il modo in cui un uomo ama una donna e quello in cui una donna ama un uomo; la passione delle donne per gli ideali, che è la loro debolezza, e la debolezza di un uomo che non osa mostrare le sue imperfezioni all'oggetto del suo amore. La fine del primo atto e la fine del secondo atto, e la scena dell'ultimo atto in cui Lord Goring sottolinea la maggiore importanza della vita di un uomo paragonata alla vita di una donna - per fare tre esempi clamorosi - sembrano non essere affatto capite dai critici, che non ne hanno compreso il significato: hanno davvero creduto che la commedia parlasse di un braccialetto. Dobbiamo educare i nostri critici,dobbiamo  proprio educarli" concluse il signor Wilde parlando a sé stesso.
"I critici subordinano l'interesse psicologico di un dramma alla semplice tecnica. Appena un drammaturgo inventa una situazione ingegnosa, lo paragonano a Sardou, ma Sardou è un artista non perché ha una magnifica tecnica scenica, ma anche se ha una magnifica tecnica scenica. Nel terzo atto della Tosca, nella scena della tortura, non si commuove perché conosce i trucchi scenici, ma grazie ad una terribile tragedi umana. Sardou non viene capito in Inghiltera, perché è noto soltanto per un rifacimento piuttosto banale del suo dramma Dora, chiamato qui Diplomazia. Mi ha molto divertito quando tanti critici hanno sostenuto che l'episodio del braccialetto nel terzo atto del mio dramma era ispirato a Sardou, e non era nel mio dramma fino a dieci giorni, o meno, prima della rappresentazione. Non c'è nessuna opera altrui che mi dia suggerimenti. Si può produrre qualcosa soltanto isolandosi completamente da tutto. L'ozio dà lo stato d'animo per scrivere, la solitudine le condizioni. Il rinchiuderci in noi stesi richiama le parole nuove e meravigliose che poi presentiamo con il colore e la cadenza di parole in movimento."
"Pure, a un dramma non chiediamo solo letteratura." dissi.
"Questo accade perché i critici hanno sostenuto e diffuso il dogma degradante che dovere del drammaturgo è piacere al pubblico. Rossetti non ha intrecciato parole in sonetti per piacere al pubblico, e Corot non ha dipinto tramonti argentei e grigi per piacere al pubblico. Basta dire a un artista di adottare una determinata forma d'arte allo scopo di piacere al pubblico, perché l'artista la eviti. Non avremo mai un vero teatro in Inghilterra finché non si riconoscerà che un dramma è un'espressione di sé non meno personale e individuale di una poesia o un quadro."
"Temo che non le piacciano i giornalisti" osservai nervosamente.
"I giornalisti non fanno che ricordare al pubblico l'esistenza dell'artista; è una cosa superflua. Non fanno che ricordare all'artista l'esistenza del pubblico; è una cosa indecente."
"Eppure devo esserci i giornalisti, signor Wilde"
"Perché? Registrano soltanto quello che accade. Ma che importa quello che accade? Soltanto le cose perenni interessano, non gli orridi eventi della vita di tutti i giorni. Scopo dell'artista è creare per la gioia di creare: per questo l'artista è più divino del santo. Ogni artista arriva nel suo momento con la sua particolare natura. Può venire con terribili tragedie purpuree; oppure con graziose commedie color di rosa ... che titolo delizioso!" aggiunse il signor Wilde con un sorriso. "Dovrò scrivere una commedia intitolata Una Commedia Color Di Rosa."
"Quali sono i rapporti esatti tra letteratura e dramma?"
"Perfettamente accidentali. Per questo li considero così necessari."
"E i rapporti esatti tra attore e drammaturgo?"
Il signor Wilde mi guardò con un'aria seria che subito si trasformò in un sorriso mentre rispondeva:
"Di solito piuttosto tesi."
"Certo  considera però l'attore come un artista creativo?"
"Sì" rispose il signor Wilde con un certo pathos nella voce "terribilmente creativo... terribilmente creativo!"
"pensa che il futuro del teatro inglese possa avere speranze?"
"Credo di sì. I critici hanno smesso di vaticinare. E' già qualcosa. L'artista giunge nel silenzio. Quello che si aspetta non giunge mai; quello che viene annunciato non ha speranze."
Ci stavamo avvicinando alle sentinelle a Marlborough House, e io chiesi:
"Non vuole rispondere a qualche altra domanda, per favore? Camminiamo fino a Pall Mall: l'esercizio fa molto bene"
"L'esercizio!" esclamò con un enfasi che richiederebbe il corsivo. "Il solo possibile esercizio è conversare, non camminare."
Chiamò una carrozza pubblica. Ci salutammo, e il signor Wilde, guardandomi con approvazione, disse:
"Sono certo che lei abbia davanti a sé un grande futuro letterario."
"Che cosa glielo fa pensare?" chiesi, arrossendo di piacere a quella predizione.
"Lei mi sembra così scadente come intervistatore. Sono certo che scriva versi. E senza dubbio mi piace molto il colore della sua cravatta. Arrivederci."


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